CONVEGNO MEDICI SUL TERRITORIO: PROTEZIONE E SICUREZZA
(Ordine dei Medici di Udine - venerdì 25 gennaio 2019)
Locandina
RAZIONALE
In ospedale o
in ambulatorio come in trincea.
Una frase
giornalistica ad effetto, ma dal 2007 le violenze crescono a ritmo esponenziale.
La Fiaso, Federazione di Asl e ospedali, stima che siano oltre
tremila i casi di aggressione l’anno ad operatori sanitari,
solo 1.200 denunciati all’Inail. Quelle raccolte dal sindacato degli infermieri
Nursing dicono che i più esposti
al rischio sono gli addetti al pronto soccorso, con 456 casi l’ultimo anno,
seguiti da medici e infermieri che
lavorano in corsia (400), mentre le aggressioni negli ambulatori sarebbero state
320. In 16 casi su 100 è stato
necessario ricorrere alle cure di qualche Collega.
Ma a dover
indossare l’elmetto sono soprattutto i Medici di Continuità Assistenziale, le
cd. guardie mediche
insomma, che garantiscono la copertura sanitaria territoriale per le prestazioni
assistenziali mediche non
differibili nelle ore notturne, nei pre-festivi e festivi quando i MMG di
Assistenza Primaria non sono in servizio.
Qui non sono
volate solo le sberle, ma in questi anni si sono dovuti contare 87 casi tra
omicidi, violenze carnali
e sequestri, che hanno riguardato in molti casi anche gli uomini. «In molte sedi
mancano anche i più elementari
sistemi di sicurezza».
A scatenare
l’ira dei malati e dei familiari al seguito sono a volte i disservizi, liste
d’attesa in testa.
Il presidente
dell’Ordine dei Medici di Bari nonché attuale Presidente FNOMCeO, dott. Filippo
Anelli, ha una
lettura del fenomeno. «Vedo un parallelo tra quanto accade a noi e agli
insegnanti. Queste violenze sono frutto
di una cultura secondo la quale la sanità o la scuola sono alla stregua dei
supermarket, dove prendo quello che
mi piace e se non lo trovo cerco un capro espiatorio. Occorre rispetto, perché
una società che aggredisce i
medici aggredisce sé stessa».
Il Presidente
dell’OMCeO Roma dott. Antonio Magi, a sua volta promotore di una campagna ha
diffuso dati
più dettagliati su un fenomeno che sta diventando ormai un’emergenza nazionale.
Fermo il dato
dei 1.200 casi all’anno, per la media di 3 al giorno. La Regione più colpita è
la Puglia con il
24% dei casi, seguita da Sicilia al 15%, Lombardia e Sardegna al 12% e via via
le altre regioni. Non sono
registrati episodi in Trentino Alto Adige e Valle D’Aosta. La fascia oraria più
‘pericolosa’ è quella da
mezzanotte alle 6 del mattino con il 65% dei casi, poi quella dalle 20 a
mezzanotte con il 20%.
Dal 2016 la
Professione medica parla al femminile, i dati ci indicano che il 65% dei medici
con meno di 35
anni è donna, e i dati sulle violenze indicano che il 68% è ai danni di sanitari
donna, mentre il 32% riguarda
gli uomini.
Molto
interessante il dato relativo ai costi stimati per il Servizio Sanitario
Nazionale, in costante aumento: si è
passati da quasi 12 milioni di euro del 2014 ai 30 milioni del 2017. Nel 60% i
casi di violenza consistevano in
minacce verbali, nel 20% percosse, nel 10% aggressioni a mano armata, un altro
10% atti di vandalismo.
In questa
ottica SNAMI FVG, coadiuvato dalla Società Scientifica SNAMID FVG, seguendo la
strada già
percorsa dall'Ordine dei Medici di Udine con il corso di formazione tenutosi il
29 giugno 2018, propone un
Convegno su Protezione e Sicurezza, rivolto ai medici del territorio regionale,
onde evidenziare le criticità
presenti nei vari settori delle Cure Primarie (assistenza primaria, continuità
assistenziale, emergenza sanitaria
territoriale) per tentare di dare una risposta a questo bisogno di sicurezza che
i giovani Colleghi ci chiedono.